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GENOVA: CARRUGGI, BOCCADASSE E ... |
La nostra uscita a Genova è prevista per sabato 11 marzo, ma il viaggio comincia già qualche giorno prima: il presidente, come tutti giocosamente lo chiamano, crea il gruppo whatsapp del “Team Caruggio Selvaggio” e subito si entra in atmosfera da gita scolastica… previsioni del tempo, consigli sull’abbigliamento, promemoria su orario di partenza e percorso, senza tralasciare qualche sano e goliardico sfottò tra amici. Scaldati i motori, arriva il momento della partenza: ventidue soci, cinque auto, un cielo terso e soleggiato… tutto lascia ben sperare. E allora via! si parte alle 7 in punto alla volta de “La Superba”, come per secoli è stata appellata la città capoluogo ligure. Arrivati a destinazione, lasciamo le auto e ci incamminiamo armati di zaini, borse e fotocamere, alla scoperta di questa città marinara dal passato glorioso, che ancora oggi ha nel porto il suo centro nevralgico, la sua vera anima. Ma prima di impugnare corpi macchina ed obiettivi arriva, dopo oltre un’ora e mezzo di viaggio, l’agognata pausa focaccia e caffè… che per qualcuno diventa ben presto doppia focaccia, magari anche senza caffè. A questo punto ogni remora viene lasciata alle spalle e tutti, dai veterani ai neofiti, proseguiamo imbracciando le nostre macchine in direzione dei Caruggi. I Caruggi, questo intricato reticolo di viuzze e stradine (alle volte semplici e anguste scalinate che caratterizzano la parte più antica della città) offrono ai nostri sguardi moltissimi spunti per scatti interessanti. Costruzioni antiche si alternano ad edifici più recenti. Stabili trascurati e malconci, con cavi a vista e crepe negli intonaci, convivono con costruzioni decorate dai portici finemente lavorati, in alcuni casi con merlature, bifore e trifore, edicole agli angoli dei palazzi. Tra una via e l’altra ci si imbatte in chiese medievali dall’aspetto esterno molto lineare, quasi austero, ma con interni impreziositi da affreschi e marmi. Ma i Caruggi non appagano solo lo sguardo, coinvolgono tutti i sensi. L’olfatto viene travolto da odori di ogni genere, che si alternano e sovrappongono al tempo stesso: spezie, mare, pesce, perfino urina. L’udito è stimolato da una grande varietà di idiomi, dal genovese di qualche commerciante al napoletano di un vecchietto seduto per strada, passando per varie lingue e dialetti stranieri, africano, cingalese, arabo. Un vero melting pot di prim’ordine. E in questo intricato contesto si incastonano angoli di straordinaria bellezza evocativa come la “Antica Barberia Giacalone”, bene protetto dal FAI, che ci ha regalato un singolare “ritorno al passato”. E ancora un timbrificio, una bottega di sole macchine da scrivere antiche, un calzolaio, pescherie e botteghe artigiane di vario genere. La mattinata volge al termine e, dopo aver visitato anche la cattedrale, ormai immersi nell’ambiente “caruggio” decidiamo di pranzare con un fritto di pesce in pieno stile street food. Il pomeriggio si apre con la visita al palazzo reale e al Palazzo Rosso dal cui tetto abbiamo avuto la possibilità di ammirare un magnifico panorama di Genova a 360 gradi, dal Matitone al Grattacielo Piccapietra, passando per il Bigo di Renzo Piano e i campanili che sovrastano la città. A seguire una visita a piazza De Ferrari con la splendida fontana incorniciata dai raffinati palazzi che la attorniano. A questo punto il gruppo si divide, con qualcuno che decide di recarsi alla mostra di Elliot Erwitt e il resto della compagnia che invece opta per raggiungere subito Boccadasse in attesa del tramonto. A Boccadasse respiriamo l’aria salmastra e tiriamo fuori i treppiede cercando lo scorcio migliore dal quale immortalare le case arroccate una sull’altra, gli scogli che affiorano dall’acqua, il promontorio di Portofino che fa da sfondo a questo “dipinto”. Continuiamo a fotografare per qualche ora, accompagnando il sole oltre l’orizzonte e proseguendo anche successivamente per qualche scatto in notturna. A conclusione di una giornata così intensa non poteva mancare la cena per la quale la scelta è caduta su Antico Borgo Boccadasse. Farinata, pizza, una buona birra e ottima compagnia coronano quindi questa giornata intensa e divertente. Alle 22 ci separiamo, ogni micro gruppo in cerca dell’auto con la quale far ritorno a casa e ci salutiamo con un “alla prossima”, soddisfatti e grati per la bella giornata passata assieme all’insegna della fotografia, in perfetto stile Carpe Diem!
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